Fumetti
Il fumetto è stato una delle espressioni culturali più importanti della mia generazione. Cresciuti a Topolini e Albi d’Oro, Tex Willer e Diabolik, avevamo le papille gustative già formate quando fumetti d’altro genere sono arrivati cavalcando l’energia dirompente e il caos dilagante degli anni settanta.
Con poca spesa, il fumetto forniva agli autori e ai lettori la possibilità di interpretare la realtà circostante secondo nuovi schemi e nuove idee.
Il fumetto è una palestra impegnativa ma completa, in cui affinare le proprie capacità di disegnatore, grafico, narratore, regista. Per questo per me, che sono cresciuta nel suo periodo più fervido, è stato naturale cercare sin da subito di esprimermi attraverso di esso.
Avevo 16 anni quando ho partecipato per la prima volta a un concorso di fumetti, ma ho cominciato a pubblicare continuativamente solo dal 1988 in poi, in particolare sulla rivista “Il Grifo”. Negli ultimi dieci anni ho un po’ abbandonato il fumetto in favore di altri campi esplorativi, ma la storia “Il mondo secondo i cani”, realizzata nel 2005, dimostra, almeno a me, che quello del fumetto è un mondo che continua ad appartenermi come una terra natìa.
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